CACCIA RIAPERTA A SETTEMBRE 2025: FESTE SUI SOCIAL, MA SUBITO FERITI E UN MORTO.

Pubblicato il 24 settembre 2025 alle ore 09:31

Quest’anno la stagione venatoria parte ufficialmente il 21 settembre 2025 in quasi tutte le regioni italiane.
Ma attenzione: molte regioni hanno già “preaperture”, con giornate anticipate, specie per il cinghiale, per contrastare la peste suina africana.
Le regole precise cambiano per specie, zona e orari, e ci sono discussioni sul nuovo DDL che vuole riformare la legge 157/92 per “modernizzare” (leggasi: liberalizzare certi aspetti).
Dunque, la caccia non parte da zero: c’è già chi ha avuto mano libera prima della data canonica.

Su molti media venatori e social legati al mondo della caccia, l’apertura è presentata come un momento celebrativo: “si ricomincia”, “buona stagione”, addirittura brindisi simbolici.
Non ho trovato fonti certe che documentino calciatori famosi che hanno postato brindisi sull’apertura 2025 — almeno non in ambiti che tengano (giornali affidabili).
Ma la narrativa c’è, la celebrazione è nei toni che accompagnano quei post, e questo mi inquieta.

Perché lo dico? Perché quando celebri, cancelli il dolore, la responsabilità, il rischio.

Già al primo giorno, la stagione 2025 ha portato una vittima e un ferito:

  • A Carrù (Cuneo) un uomo di 46 anni è stato colpito al petto da un colpo esploso da un compagno di battuta: è morto.

  • Sempre quel giorno, a Vico Equense (provincia di Napoli) un 39enne è rimasto ferito al volto da pallini da caccia.
    Questi casi sono stati segnalati da cronache affidabili.
    Inoltre, in un anno intero (stagione 2024-2025) ci sono stati 62 incidenti di caccia, con 14 vittime (morti legate all’attività venatoria) e 34 feriti, secondo uno studio dell’Università di Urbino su dati ufficiali.
    In generale, l’“Osservatorio Vittime della Caccia” quantifica per l’intera stagione 2024-2025 21 morti e 37 feriti (alcuni non coinvolti direttamente con la caccia).
    Questi numeri non sono «errori isolati», sono la punta dell’iceberg di un’attività intrinsecamente rischiosa se non gestita con rigore.

Lo ribadisco: non esulto per la morte di nessuno, nemmeno di un cacciatore. La perdita di una vita è sempre un lutto.
Ma non posso star zitto davanti all’ipocrisia: quanti di questi incidenti si sarebbero evitati se al posto del fucile ci fosse stata una macchina fotografica?
Immagina: torni a casa con una foto — magari bellissima — anziché portarti dietro un regretto per sempre.

La morte non è spettacolo. La sicurezza è un dovere. La natura va protetta, non violentata.

© Mirco@77

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