LA LIBERTÀ SENZA RISPETTO È SOLO ARROGANZA CON UN COLTELLO IN MANO

La libertà è una parola grossa, ma la usiamo come fosse chewing gum: la mastichiamo, la sputiamo, e intanto perde senso.Tutti dicono “voglio essere libero”, ma pochi capiscono ke la libertà, se nn ha rispetto dentro, diventa solo prepotenza.Nn serve alzare bandiere o scrivere frasi sui muri: la libertà la riconosci nei gesti piccoli. In come tratti gli altri. In quanto spazio lasci a chi ti vive accanto.Ogni volta ke la tua scelta rovina quella di qualcun altro, la libertà muore. E muore nel silenzio, senza bisogno di guerre o dittatori.

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RANDAGISMO IN SICILIA: QUANDO I CANI DIVENTANO UN’ENTRATA E I COMUNI RESTANO CON IL CERINO IN MANO

In Sicilia, il randagismo è diventato un affare. Nessuno lo dice chiaramente, ma i numeri parlano chiaro. Da decenni si combatte una “emergenza” ke sembra eterna. Anzi, più si prova a risolverla e più diventa conveniente tenerla in piedi. Non xké manchino le soluzioni. Ma xké mancano la volontà e l'interesse a tagliare il cordone con un sistema ke fa comodo a troppi.

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BIODIVERSITÀ E PIANETA: L’INFORMAZIONE KE SERVE X PRESERVARE CIÒ KE RESTA

Se vedi un riccio nel tuo giardino, nn farti prendere dal panico. Nn serve gridare o tirargli addosso la scopa. Serve solo una cosa: una ciotola d’acqua. Il resto — i veleni, gli insetticidi, le trappole — lasciali a ki crede ancora di poter fare il giardiniere sterminando tutto quello ke si muove. Il riccio nn è un nemico. È il tuo miglior alleato, solo ke tu nn lo sai (o fai finta di nn saperlo).Si nutre di lumache, vermi, larve, insetti. Fa quello ke dovresti fare tu: pulisce, tiene in ordine, ristabilisce l’equilibrio. E lo fa gratis, senza inquinare, senza intossicare nessuno. Il problema, come al solito, siamo noi. Abbiamo tolto tutto: rifugi, spazio, passaggi, persino l’acqua. Costruiamo muri, tagliamo prati come ossessi, spruzziamo veleni ovunque e poi ci lamentiamo xké “nn si vedono più ricci”. Eh, grazie al cavolo. Ogni anno ne muoiono migliaia, schiacciati sulle strade o bruciati nei roghi dei giardini “puliti”. Tutto xké  a qualcuno dà fastidio vedere due foglie ammucchiate o un buco sotto la rete. Quel buco ke x te è disordine, x lui è vita.E sai qual è la parte più ridicola? Ke poi spendiamo soldi in prodotti “naturali” x liberare l’orto dalle lumache, mentre il rimedio è lì, col suo musetto e cento spine sulla schiena. Altro ke bio: il riccio è l’unico sistema ecologico ke funziona davvero. Se ti capita di trovarne uno, nn toccarlo. Nn fargli foto col flash, nn dargli pane e latte (gli fa male), e soprattutto nn usare insetticidi.Se proprio vuoi fare qlc di utile, lascialo stare. Un po’ d’acqua, un angolo tranquillo e stop. edrai ke ci pensa lui. Un riccio nel giardino nn è un problema, è un segnale. Vuol dire ke la natura lì dentro nn è ancora morta. Vuol dire ke c’è equilibrio, ke qlc resiste alla nostra mania di disinfettare e sterminare tutto. E no, nn è roba da “ambientalisti teneroni”. È roba da gente pratica. Ki ha un giardino vero lo sa: più natura = meno problemi. Ki usa il veleno, prima o poi, si avvelena da solo. Quindi smetti di fare il pulitore compulsivo del prato e comincia a ragionare. Un po’ di disordine serve.Serve alle api, ai ricci, alle lucertole, a tutto quel mondo invisibile ke ti tiene in vita il terreno. Lo chiami sporco, ma è biodiversità. E qnd qualcuno ti dice ke il riccio “porta malattie”, rispondi pure ke la vera malattia è l’ignoranza. Nn c’è creatura più pacifica e utile nel nostro ambiente. Se lo rispetti, lui rispetta te. Ricapitolando:– Nn usare veleni.– Lascia passaggi liberi sotto le recinzioni.– Metti acqua a disposizione.– Lascia un angolo di foglie o rami dove rifugiarsi. Fine. Nn serve altro. Semplicità e buon senso, due cose ke ormai mancano quasi quanto i ricci. Le foto online sono carine, sì, ma nn servono a niente se poi continuiamo a fare gli stessi errori. Se vuoi davvero “proteggere la natura”, inizia dal metro quadro davanti casa tua. Niente grandi gesti, niente hashtag, niente moralismi. Solo rispetto e cervello acceso. Xké la verità è semplice: Lascia vivere ciò ke nn ti fa male. Proteggi ciò ke protegge te. Il resto sono chiacchiere da social.

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GRETA TORTURATA, L’OCCIDENTE ZITTO

Greta Thunberg è stata umiliata, picchiata, trascinata, costretta a strisciare e baciare una bandiera ke non rappresenta la pace ma la prepotenza. La notizia è dura da leggere, ma ancora più dura da accettare.  Greta è una giovane donna che da anni si batte non solo per l’ambiente, ma anche per la dignità del pianeta e delle persone ke ci vivono sopra. È stata presa di mira proprio x questo: x la sua voce, x la sua influenza, x la sua visibilità. Ed è proprio qui ke si misura la gravità del gesto israeliano: colpire una figura pubblica sapendo di provocare una reazione mondiale, e fregandosene delle conseguenze. È un atto di arroganza politica e militare ke dice tutto: a loro dell’opinione pubblica mondiale nn interessa nulla. I racconti dei membri della Global Sumud Flotilla, tra cui giornalisti e volontari di varie nazioni, sono precisi: trascinamenti, botte, minacce, privazione d’acqua, celle sporche e infestate, condizioni disumane. Israele nega, come nega sempre. Ma troppe testimonianze coincidono, troppe voci raccontano la stessa storia xché si possa liquidare tutto con un “nn è vero”. Ora, andiamo al punto legale, perché qui nn si tratta solo di indignazione morale ma di diritto internazionale violato. Le Convenzioni di Ginevra sottoscritte anche da Israele sono chiare: chiunque venga catturato o detenuto, civile o combattente ke sia, deve essere trattato con umanità e rispetto. Vietate torture, umiliazioni, punizioni corporali, privazioni d’acqua o di cibo, isolamento arbitrario, e qualunque atto degradante. È scritto, nero su bianco, nel diritto umanitario internazionale. Poi c’è la Convenzione ONU contro la tortura, ke impone agli Stati di prevenire e punire ogni forma di trattamento inumano o degradante. Nessuno può essere detenuto in condizioni ke attentino alla sua salute fisica o mentale. E questo vale ancora di più quando si parla di prigionieri politici, giornalisti, o attivisti, cioè persone ke nn hanno preso le armi ma la parola. Le accuse contro Israele, se confermate, configurerebbero una violazione grave delle norme internazionali e dei diritti umani fondamentali. In casi simili, la responsabilità nn è solo di ki colpisce con le mani, ma anche di ki comanda, di ki permette, di ki ordina o di ki chiude gli occhi. E tutto questo nn può passare sotto silenzio solo xché si parla di Israele. Lo Stato ebraico da sempre si mostra inflessibile con ki osa mettere in dubbio l’Olocausto. E fa bene. L’Olocausto è un orrore ke nn si discute, si ricorda. Ma qui viene l’amaro: quel popolo ke ha conosciuto la persecuzione, ke ha visto i campi di concentramento e la fame, oggi sta commettendo atrocità ke, x modalità e crudeltà, ricordano proprio ciò ke ha sempre condannato.Lo so, le parole pesano, ma la verità pesa di più: Israele sta compiendo uno dei più atroci genocidi della storia moderna. E lo fa nel nome della “sicurezza”, della “difesa”, dell’eterna giustificazione ke serve solo a lavarsi la coscienza. Gli stessi trattati internazionali ke Israele invoca quando si sente vittima, li calpesta quando diventa carnefice.xché privare un detenuto d’acqua e cure è violare la Convenzione di Ginevra.xrché umiliare un civile è violare la Carta delle Nazioni Unite.Xché impedire ai giornalisti di testimoniare è violare il diritto umanitario.E farlo contro un’attivista famosa come Greta è un segnale preciso al mondo: “Guardate, possiamo farlo a chiunque”. Ma questa volta, forse, hanno esagerato.Xché Greta nn è una sconosciuta, e il mondo la ascolta.E se hanno avuto il coraggio di colpirla, sapendo ke lei nn avrebbe taciuto, allora vuol dire che ormai si sentono intoccabili. A tutto questo si aggiunge un dato storico ke nn si può ignorare: Israele ha sempre reagito con durezza a ki negava l’Olocausto, arrivando a condanne penali e isolamento politico di chiunque osasse minimizzare. Eppure oggi, quello stesso Stato, sembra aver dimenticato cosa significa essere vittima di un genocidio.Xché negare acqua, cibo, cure, rifugio, bombardare ospedali, sterminare bambini e donne, ridurre un’intera popolazione alla fame… tutto questo, oggi, ha un solo nome: genocidio. Nn si può, però, essere ipocriti. Le atrocità di Hamas esistono, sono vere, crudeli, e nessuno le nega. Gli attacchi, i rapimenti, gli omicidi… sono orrori ke meritano condanna totale. Ma nessuno può usare quelle violenze come giustificazione x sterminarne altre centinaia di migliaia. Nn puoi giustificare un genocidio con un altro.Una nazione nn può essere giudicata x quattro esaltati, ma neanche protetta se quei quattro siedono al governo o indossano divise. Io mi schiero. Senza bandiere, senza partiti, senza religioni di mezzo.Oggi sto con il popolo di Gaza, con le madri ke  stringono le foto dei figli, con i bambini ke dormono fra le macerie e tremano a ogni boato, con ki nn ha più acqua né casa, con ki ancora trova la forza di sopravvivere mentre il mondo guarda e fa finta di nn vedere. E sto con Greta, e in questo momento rappresenta tutti quelli che nn hanno voce.La abbraccio virtualmente, e mi sento mortificato come uomo per ciò ke le è stato fatto.Xché ki tocca una persona disarmata, ki usa la forza per zittire una coscienza, è già sconfitto. Abbiamo sempre detto “mai più”.E invece eccoci di nuovo qui: a vedere il sangue, la fame, i bambini mutilati, i civili umiliati, e un silenzio generale ke fa più rumore delle bombe.Ki tace davanti a queste cose, ne diventa complice. E allora lo dico senza paura: Israele ha perso il diritto morale di definirsi una democrazia.Xché una democrazia non tortura, nn umilia, nn affama.Una democrazia nn usa la Shoah come scudo per giustificare nuove atrocità.Una democrazia, se lo è davvero, nn si comporta da carnefice. Oggi più ke mai mi sento vicino al popolo di Gaza, alle madri ke piangono i propri figli, e ai bambini che crescono conoscendo solo la paura.E se esiste ancora un briciolo di coscienza in questo mondo, allora dobbiamo avere il coraggio di dirlo: quello ke sta accadendo nn è difesa. È sterminio.E contro lo sterminio nn si resta neutrali. © Mirco@77

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DDL CACCIA: MENO TUTELE, PIÙ SPARI, PIÙ VOTI

Quello ke stanno provando a fare col DDL caccia nn è più una revisione tecnica, è un colpo basso alla natura, alla sicurezza e pure alla nostra intelligenza. Parlano di “gestione faunistica”, ma la verità è ke si vogliono riaprire spiagge e demanio ai fucili, allungare la stagione venatoria fino a sfondare i limiti biologici, e infilare nel mirino perfino specie protette come lo stambecco o lo sciacallo dorato.

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QUANDO MUORE L’ULTIMO, MUORE UNA SPECIE

Sudan nn era un nome inventato da un romanziere. Era un rinoceronte. Ma nn uno qualunque: l’ultimo maschio di rinoceronte bianco settentrionale al mondo. Un gigante nato nel 1973, quando in Africa centrale ce n’erano ancora migliaia. Poi l’uomo con le armi ha fatto il resto.

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FLOTILLA: UN PEZZO DI STOFFA CHE SFIDA UN BLOCCO DI FERRO

La “Global Sumud Flotilla”, parte della Freedom Flotilla Coalition, nasce con un obiettivo dichiarato: rompere simbolicamente e materialmente il blocco imposto su Gaza da Israele dal 2007. Nn è la prima volta. Già nel 2010, con la vicenda della Mavi Marmara, il tema è esploso a livello mondiale: un’operazione di intercettazione israeliana in acque internazionali, con un bilancio di 10 attivisti morti e decine di feriti, ha acceso una controversia ancora oggi irrisolta tra diritto internazionale e sicurezza nazionale.

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IL PIÙ GRANDE INGANNO DI QUESTI TEMPI: DISSONANZA COGNITIVA

Ci hanno insegnato a dire: “amo gli animali”. E poi? Li portiamo a spasso col guinzaglio… mentre nel piatto mastichiamo altri animali. Ci indigniamo x il cane avvelenato… e intanto postiamo la foto della grigliata domenicale. Piangiamo x un gatto randagio… ma applaudi al prosciutto in offerta al supermercato. Questa roba ha un nome: dissonanza cognitiva. Un cortocircuito mentale ke ci fa vivere in pace con le nostre contraddizioni. Accarezzi il cane e mangi il maiale. Ti commuovi davanti al documentario sul mare e butti la bottiglia di plastica in spiaggia. Ami la natura, ma vai allo zoo a fotografare animali chiusi in gabbia. È il più grande inganno di questi tempi: ci raccontiamo la favola dell’amore x gli animali, mentre intorno regna il sangue, lo sfruttamento e un pianeta ke non respira più. Il punto non è diventare santi, ma almeno smettere di prenderci in giro. Vuoi la carne? Ok, ma abbi il coraggio di dirlo: “mi piace il gusto più della vita di quell’animale”. Vuoi rispettare davvero gli animali? Allora cambia, riduci, informati, scegli coerenza. Perché continuare a sorridere con un coltello in mano non è amore: è ipocrisia travestita da normalità.

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