LA MATTANZA DEI GALGO — LO SPORT CHE UCCIDE

Pubblicato il 14 ottobre 2025 alle ore 18:05

C’è una Spagna ke profuma di sole, tapas e flamenco.
E poi c’è l’altra. Quella ke nasconde nei campi, nei boschi, ai margini dei paesi, i corpi scheletrici dei galgo. Corpi appesi agli alberi, trascinati, abbandonati come stracci vecchi.

Ogni anno, secondo le stime di SOS Galgos e Fundación Benjamín Mehnert, vengono eliminati tra i 50.000 e i 60.000 levrieri spagnoli — sì, hai letto bene: 50.000 esseri viventi. Nn perché malati. Nn xché aggressivi. Ma perché inutili dopo la stagione di caccia alla lepre.

In Spagna la caccia con i galgo è ancora legale, e per molti è uno “sport tradizionale”. Come la corrida. Stesso sadismo, rituale diverso.

I galgo vengono allevati come pezzi di ricambio. Niente carezze, niente cucce. Box freddi, catene corte, acqua sporca. ki li alleva spesso lo fa per guadagnare: un galgo “buono” x la caccia può fruttare da 500 a oltre 2000 euro.
Quando nn servono più — xché troppo lenti, feriti o semplicemente nn vincenti — finiscono nel girone infernale.

Molti vengono impiccati. Nn x caso: c’è addirittura un termine per indicare la “morte lenta” dei galgo, chiamata “piano dei musicisti” — i cani vengono appesi con i piedi che sfiorano il terreno, così da morire lentamente tra agonia e panico.
Altri vengono bruciati vivi, abbandonati nei pozzi, investiti volutamente. Altri ancora lasciati morire di fame.

Nella mentalità di ki pratica questa caccia, il cane è un attrezzo. Come un fucile. E un attrezzo rotto, si butta.
Così i galgo passano da correre nei campi — veloci, eleganti, silenziosi — a marcire ai margini delle strade.

Ogni febbraio, con la chiusura della stagione venatoria, scatta la mattanza. Gli attivisti la chiamano “il mese nero dei galgo”. Ed è esattamente questo: nero.

50.000–60.000 galgo uccisi ogni anno
Decine di milioni di euro di giro d’affari tra allevamenti, scommesse e gare illegali.
Migliaia tenuti in condizioni igieniche e psicologiche devastanti.
Pochissimi sopravvivono abbastanza da conoscere una carezza.

Nn si tratta di “mele marce” ma di una pratica diffusa e tollerata. Mentre in molte nazioni europee il maltrattamento animale è perseguibile con pene severe, in Spagna la caccia con i galgo è protetta da lobby potenti e da una cultura retrograda ke si nasconde dietro la parola “tradizione”

X fortuna, c’è chi combatte. Oltre a SOS Galgos e Fundación Benjamín Mehnert, decine di organizzazioni si occupano di sottrarre questi cani all’inferno.

In Italia gruppi come Progetto Galgo Onlus, Levriero Club Italiano e GACI - Greyhound Adopt Center Italy si occupano di adozioni, cure veterinarie e sensibilizzazione. Portano in salvo centinaia di levrieri ogni anno, ma contro 60.000 vittime il loro lavoro è una goccia. Preziosa, ma pur sempre una goccia.

Fa impressione pensare che nello stesso Paese dove si protesta per la corrida, un’altra forma di crudeltà resti legale e diffusa.
Lo Stato spagnolo esclude i galgo dalla legge sul benessere animale in quanto “animali da caccia”. Tradotto: possono essere trattati come spazzatura.

Quando vengono trovati, molti sono pelle e ossa. Alcuni con il collare ancora al collo, altri con le zampe spezzate. Alcuni cuccioli vengono gettati nei cassonetti come sacchi di patate.

E la cosa ancora più assurda? Questi cani sono creature dolcissime. Docili, silenziose, capaci di un amore quasi disarmante. Nonostante tutto.

Chiamarlo “sport” è una bestemmia civile. Uno sport presuppone consenso, competizione leale, rispetto. Qui c’è solo dolore, sfruttamento e morte.
Il galgo nn sceglie. Corre xché è addestrato, xché è terrorizzato. E quando nn corre abbastanza, muore.

La Spagna nn può continuare a sbandierare civiltà e turismo mentre chiude gli occhi su questo orrore. Nn basta indignarsi a febbraio e poi dimenticare a marzo. Serve pressione internazionale, campagne continue, boicottaggi veri.

Adottare o sostenere associazioni affidabili.
Parlare, informare, diffondere.
Fare pressione politica (petizioni, mail, campagne).
Non alimentare il turismo o il business ke copre questa barbarie.

Ogni cane salvato è un piccolo schiaffo a ki li vuole morti. Ma x cambiare davvero le cose serve ke questo schiaffo diventi una rivolta civile.

Nn è folklore. Nn è tradizione. È crudeltà.
E la crudeltà, x quanto mascherata da cultura, resta crudeltà.
I galgo nn hanno voce. Ma noi sì. E stavolta nn possiamo fare finta di niente.

👁️ © Mirco@77

 
 

 

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