
Per secoli ci hanno raccontato che gli animali agiscono solo x istinto, come macchine biologiche programmate. Oggi la scienza ci mette davanti a un dato diverso e innegabile: gli animali provano emozioni e possiedono forme di intelligenza complesse. Nn è poesia, è ricerca.
Uno dei massimi studiosi del comportamento animale, Mark Bekoff, docente di ecologia all’Università del Colorado, lo ha detto chiaro: «Nn ci chiediamo più se un cane o uno scimpanzé sentano gioia, dolore, rabbia o gelosia. Le emozioni animali esistono e si sono evolute x essere un collante sociale».
Esempi concreti:
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Scimmie e lutto: madri ke nn abbandonano il corpo del proprio piccolo morto, portandolo con sé per giorni. Un dolore ke nn ha bisogno di traduzione.
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Elefanti e memoria: gruppi ke si fermano davanti ai resti di un compagno defunto, toccandone le ossa con la proboscide.
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Corvi, delfini e lontre: capaci di giocare x ore, inventando passatempi senza alcuna finalità pratica, solo x divertimento.
Gli studiosi parlano anche di senso dell’umorismo e persino di meraviglia in alcune specie.
Gli animali nn solo provano emozioni, ma queste influenzano i loro comportamenti. In laboratorio si osservano i cosiddetti bias cognitivi: ad esempio, i ratti ke, in base al loro stato emotivo, interpretano suoni ambigui in modo ottimistico o pessimista. Lo stesso avviene con api, polli, cani.
Altri studi hanno mostrato ke:
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Le galline possono arrossire quando eccitate o spaventate, un segnale fisico di emozione.
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I maiali emettono suoni diversi a seconda ke siano felici o sotto stress, tanto ke oggi sistemi di intelligenza artificiale riescono a distinguere i loro “grugniti positivi” dalle grida di paura.
Se le emozioni ci parlano al cuore, l’intelligenza ci obbliga a guardare al cervello.
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Cornacchie: mettono le noci sulle strade e aspettano ke le auto le schiaccino x aprirle.
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Scimpanzé: usano strumenti, comunicano con gli uomini attraverso segni e simboli, mostrano memoria e capacità di pianificazione.
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Elefanti: si riconoscono allo specchio (segno di autocoscienza), collaborano in compiti complessi e mostrano ragionamento causale.
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Pesci pulitori (cleaner wrasse): hanno superato test di autoconsapevolezza, comportandosi in modo diverso davanti allo specchio, come se sapessero che il riflesso fosse se stessi.
Questi comportamenti nn sono semplici “trucchi”. Indicano flessibilità cognitiva e capacità di risolvere problemi nuovi: due indicatori chiave di intelligenza.
Di fronte a queste evidenze, la domanda nn è più “gli animali hanno emozioni e intelligenza?”, ma: ke diritto abbiamo di ignorarle?
Ogni volta ke li trattiamo come oggetti da sfruttare — nelle gabbie, nei laboratori, negli allevamenti intensivi — nn è più solo una questione etica, ma anche scientifica. Sappiamo ke soffrono, gioiscono, collaborano, inventano.
Il confronto allora nn è tra “chi ama gli animali” e “ki no”. Il vero confronto è tra chi sceglie di accettare la realtà scientifica e ki, x convenienza o abitudine, decide di far finta ke nn esista.
Gli animali nn hanno bisogno di lauree o trattati x dimostrarci ki sono. Lo fanno ogni giorno, con il gioco, con la cooperazione, con il lutto.
La scienza ormai ha tolto ogni dubbio: non siamo soli ad avere un mondo interiore.
E se ancora qualcuno nn vuole capirlo… il problema di intelligenza nn ce l’hanno loro, ma noi.
👁️ © Mirco@77
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