
Quel sorriso nn racconta passione. Racconta sangue.
Dietro ogni scatto di caccia ci sono corpi senza vita buttati a terra come spazzatura. Il cinghiale ridotto a trofeo, il cane trattato da strumento, ferito e sacrificabile pur di alzare un dito al cielo.
Il "Trofeo" e la negazione della dignità
Il cinghiale nn è + animale selvatico, parte di un ecosistema. È ridotto a trofeo.
Un corpo esibito senza pudore.
Il cacciatore ci vede abilità, forza, dominio.
Io invece ci vedo uno scempio, la vita interrotta di un animale ke respirava lo stesso bosco ke respiro io.
Il cane: l’“amico” sacrificabile
Il cane lo chiamano “compagno di caccia”. Ma in realtà è pedina sacrificabile.
Lo butti nella boscaglia, tra i denti dei cinghiali, tra i rovi e i colpi vaganti. Torna con zampe fratturate, morsi profondi, occhi persi.
Ed ecco il paradosso: la stessa mano ke lo accarezza quando sanguina è la mano ke lo ha spinto dentro quella guerra.
Fedeltà forzata, amicizia tradita.
Altro ke “amico dell’uomo”: in caccia è solo carne da sacrificare x permettere all’uomo di sentirsi eroe con la foto in mano e il dito alzato.
Sangue, potere e controllo
Mi dicono: “La caccia serve a controllare la fauna”.
No: la caccia è potere. È il gusto di decidere ki vive e ki muore.
La gestione faunistica è un’altra cosa: abbattimento selettivo dove serve x salvare biodiversità. Qui invece è puro divertimento sulla pelle degli animali.
Onore? Sportività? Rispetto? Zero.
Solo fucile, vanità e sangue.
Fino a quando?
La domanda è semplice: fino a quando continueremo a chiamarla “passione”?
Fino a quando accetteremo un sorriso accanto a un cadavere come fosse impresa?
Ki ama davvero gli animali e la natura nn sorride davanti al sangue. Denuncia, racconta, resiste.
Xké la verità è questa: in ogni foto di caccia ci sono vittime. Sempre.
👁️ © Mirco@77
#StopCaccia #Animali #Biodiversità #VittimeDellaCaccia
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