QUANDO MUORE L’ULTIMO, MUORE UNA SPECIE

Pubblicato il 3 ottobre 2025 alle ore 17:41

Sudan nn era un nome inventato da un romanziere. Era un rinoceronte. Ma nn uno qualunque: l’ultimo maschio di rinoceronte bianco settentrionale al mondo. Un gigante nato nel 1973, quando in Africa centrale ce n’erano ancora migliaia. Poi l’uomo con le armi ha fatto il resto.

Negli anni ’70 i rinoceronti bianchi settentrionali erano circa 2.000. In mezzo secolo siamo riusciti a portarli a zero. Zero maschi, due femmine, e basta. La parola tecnica è “funzionalmente estinto”. Tradotto: finita, partita chiusa, addio.

Perché? Sempre la stessa storia. Il corno. Pezzi di cheratina spacciati come medicina miracolosa, amuleto di ricchezza, status symbol. Nel mercato nero un chilo di corno vale più di un chilo d’oro. Risultato: fucili, bracconieri, massacri.

Sudan da piccolo viene catturato e spedito in Europa, nello zoo di Dvůr Králové, in Repubblica Ceca. Anni e anni dietro le sbarre, usato come trofeo vivente. Negli zoo provano a farlo riprodurre, qualche piccolo nasce, ma è chiaro: il tempo stringe. Così un giorno decidono di riportarlo in Africa, in Kenya, nella Ol Pejeta Conservancy.

Ma nn è il ritorno alla libertà. Sudan vive blindato. Guardie armate 24 ore su 24, recinzioni elettriche, controlli. La savana trasformata in una prigione a cielo aperto, xché fuori c’erano uomini pronti a sparargli in testa x vendere il corno. Se ci pensi fa paura: un animale di due tonnellate ke dovrebbe incutere rispetto ridotto a detenuto sotto scorta.

Accanto a lui restano due femmine: Najin e Fatu. Sono le uniche della sua sottospecie. L’ultima speranza di riproduzione naturale. Ma Sudan è vecchio, malato, con artrite e infezioni. Nn riesce più ad accoppiarsi. La natura si ferma e tocca alla scienza congelare sperma e ovuli, tentare fecondazioni in vitro, sperare in un miracolo da laboratorio.

E qui entra in scena Joseph Wachira. Ranger, custode, uomo semplice ke ha dedicato la vita a stare accanto a Sudan. Nn era “una guardia” a distanza. Era quello ke lo nutriva, lo medicava, lo lavava, lo osservava ogni giorno. Ore su ore, anni interi. Sudan sapeva riconoscere la differenza tra chi voleva ucciderlo e chi lo proteggeva. Joseph era sicurezza. Fiducia.

Il legame nasce lì, nella routine. Nn servono frasi poetiche. Era la realtà: Sudan dipendeva da Joseph, e Joseph metteva la vita in gioco x difenderlo dai bracconieri. Una relazione fatta di rispetto reciproco, costruita nel silenzio quotidiano.

Nel marzo 2018 Sudan peggiora. Le zampe nn lo reggono, il dolore è insopportabile. I veterinari prendono la decisione: eutanasia. Una scelta dura, ma l’unica x risparmiargli sofferenza.

Il 19 marzo Sudan viene abbattuto. Accanto a lui, Joseph. Lo accarezza, gli parla, lo accompagna. La foto di Ami Vitale ferma quel momento: un uomo piegato su un rinoceronte. Ma dietro quella foto c’è una storia vera, fatta di anni, di cure, di lotta quotidiana.

Con Sudan muore l’ultimo maschio. Restano Najin e Fatu. Ma sono troppo anziane o fragili x portare avanti una gravidanza. La scienza prova a intervenire: fecondazioni in vitro, embrioni congelati, tentativi disperati. Oggi ci sono una decina di embrioni in laboratorio, ke forse un giorno verranno impiantati in femmine surrogate di rinoceronte bianco meridionale. Ma resta un dato: la natura è stata sconfitta.

Joseph e Sudan incarnano esattamente questo. Da un lato chi uccide x profitto. Dall’altro chi dedica la vita a proteggere. Alla fine Sudan è morto, ma nn solo. È morto tra le mani di chi lo rispettava, e qst è il paradosso ke ci riguarda tutti.

Ora qualcuno dirà: “E io che c’entro con un rinoceronte in Kenya?”. C’entri eccome. Il traffico di fauna vale 20 miliardi di dollari l’anno. È un business globale, alimentato dalla domanda internazionale. Ogni estinzione è un pezzo di equilibrio ke perdiamo tutti. E ogni estinzione ci avvicina al baratro.

Sudan nn è stato un “evento isolato”. Ogni giorno spariscono specie meno conosciute, senza foto, senza articoli, senza funerali. La differenza è ke Sudan aveva un nome, un volto, una storia, un uomo accanto. E quindi la sua morte ha fatto il giro del mondo. Ma per ogni Sudan ci sono migliaia di animali ke muoiono in silenzio.

Sudan ha vissuto metà della vita in uno zoo e l’altra metà sotto scorta. È morto vecchio, malato, accarezzato dall’uomo ke lo aveva protetto fino all’ultimo. Un gigante ridotto a simbolo della nostra incapacità di convivere con la natura.

La sua storia ci lascia davanti a uno specchio: vogliamo essere l’uomo ke devasta o l’uomo ke custodisce?
La scelta, ogni giorno, è nostra.

© Mirco@77

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