DDL CACCIA: MENO TUTELE, PIÙ SPARI, PIÙ VOTI

Pubblicato il 4 ottobre 2025 alle ore 17:11

Quello ke stanno provando a fare col DDL caccia nn è più una revisione tecnica, è un colpo basso alla natura, alla sicurezza e pure alla nostra intelligenza. Parlano di “gestione faunistica”, ma la verità è ke si vogliono riaprire spiagge e demanio ai fucili, allungare la stagione venatoria fino a sfondare i limiti biologici, e infilare nel mirino perfino specie protette come lo stambecco o lo sciacallo dorato.

Se fosse solo una discussione su cinghiali e danni agricoli, già ci sarebbe da discutere. Ma qui siamo ben oltre: qua si scardina il principio ke l’ambiente va tutelato x le generazioni future. Qua si parla di politica di scambio: voti promessi in cambio di emendamenti cuciti su misura x i cacciatori.

Immaginatevi ottobre: le famiglie passeggiano sulla battigia, i pescatori buttano la lenza, i bambini giocano con le conchiglie. E lì, accanto, i cacciatori con i fucili spianati. È questo ke propongono. Basta togliere i divieti oggi vigenti e puff: gli arenili liberi diventano zone di tiro.

Nn è fantascienza, è scritto nero su bianco. Vogliono spostare le regole in modo da aprire al fuoco aree ke oggi sono escluse x ragioni ovvie: sicurezza, turismo, tutela. Ma siccome la lobby preme, ecco l’invenzione dell’ennesima deroga.

E la domanda è semplice: davvero serviva il fucile in spiaggia? Davvero il Paese ha bisogno ke i turisti o i residenti debbano convivere col rischio di un colpo vagante mentre fanno una passeggiata?

Oggi la legge vieta di cacciare durante nidificazione e migrazione prenuziale. Per un motivo elementare: è il periodo in cui gli animali si riproducono. Se spari lì, distruggi generazioni intere.

Ma con questi emendamenti la stagione si allunga, si toglie la barriera di febbraio e si autorizzano prelievi mentre gli uccelli migratori rientrano, mentre i nidi si preparano, mentre gli ecosistemi si rigenerano.

È come buttare benzina su un campo ke prova a rinascere. Vuol dire desertificare il futuro x qualche mese in più di divertimento con la doppietta.

Lo stambecco è il simbolo del Gran Paradiso, specie ke l’Italia aveva salvato dall’estinzione. Lo sciacallo dorato è arrivato naturalmente dai Balcani, colonizzando i nostri territori senza bisogno di interventi umani. Entrambi sono specie da proteggere, punti fermi della biodiversità.

Eppure adesso qualcuno pensa di infilarli nella lista dei “gestibili”, cioè abbattibili. Nn è gestione, è un arretramento culturale enorme. È come se un medico decidesse ke x curare un raffreddore amputiamo un braccio.

Aprire al tiro su specie protette significa lanciare un messaggio preciso: nessuno è più al sicuro, tutto è sacrificabile se porta voti.

C’è un altro dettaglio ke brucia: vogliono ridimensionare il ruolo dell’ISPRA, l’ente scientifico ke oggi ha il compito di dare pareri sui calendari venatori. In pratica, i politici si vogliono liberare del fastidio della scienza.

Le Regioni potrebbero discostarsi dai pareri, pescare giustificazioni qua e là, e via col calendario cucito addosso. La scienza diventa facoltativa.

E come se nn bastasse, paralizzano pure le guardie venatorie, obbligandole a intervenire solo con la polizia. Tradotto: meno controlli, più illegalità impunita. Un sogno x chi vuol fare il furbo, un incubo x chi ama i territori.

Ogni anno ci sono morti e feriti x incidenti di caccia. E nn parlo solo di cacciatori, ma pure di chi passava lì x caso. Ogni anno qualcuno paga con la vita la passione di pochi.

Adesso, se allarghi le aree e i periodi, allarghi pure i rischi. Ciclisti, escursionisti, famiglie, lavoratori agricoli: tutti più esposti. Nn serve inventare statistiche: basta leggere le cronache.

E la vera domanda è: vale la pena rischiare la vita di un bambino ke gioca in spiaggia x garantire qualche voto in più?

Dal 2022 l’articolo 9 dice ke la Repubblica tutela ambiente, biodiversità ed ecosistemi. È legge fondamentale.

Allora come la mettiamo? Da una parte la Carta ke mette al centro la tutela, dall’altra una riforma ke toglie protezioni, apre le porte a più spari e riduce i controlli. È una contraddizione totale. È tradimento della Costituzione.

La verità è amara: questa nn è gestione, è politica. La lobby venatoria ha peso, promette pacchetti di voti, e la politica risponde all’appello.

Quando vedi centinaia di emendamenti tutti orientati in una sola direzione, capisci ke dietro c’è una regia. È la logica del “ti do la caccia in spiaggia, tu mi dai la scheda nell’urna”.

Gli animali diventano moneta di scambio. Le spiagge diventano bancomat elettorale. È così semplice e così sporco.

Nn è retorica: la natura è casa nostra. Le spiagge, i boschi, le montagne appartengono a tutti, nn a chi ha il porto d’armi.

Permettere la caccia ovunque, sempre, senza controlli, significa consegnare pezzi di casa nostra a una minoranza rumorosa. Significa calpestare diritti, sicurezza, ambiente.

E allora serve alzare la voce: dire chiaramente ke questo è un arretramento, ke è inaccettabile, ke nessun voto vale quanto una specie protetta, quanto la sicurezza di un bambino, quanto l’articolo 9 della Costituzione.

Nn è più tempo di mezze parole. Nn è più tempo di girarsi dall’altra parte. È tempo di resistere.

© Mirco@77

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