
Greta Thunberg è stata umiliata, picchiata, trascinata, costretta a strisciare e baciare una bandiera ke non rappresenta la pace ma la prepotenza. La notizia è dura da leggere, ma ancora più dura da accettare.
Greta è una giovane donna che da anni si batte non solo per l’ambiente, ma anche per la dignità del pianeta e delle persone ke ci vivono sopra. È stata presa di mira proprio x questo: x la sua voce, x la sua influenza, x la sua visibilità. Ed è proprio qui ke si misura la gravità del gesto israeliano: colpire una figura pubblica sapendo di provocare una reazione mondiale, e fregandosene delle conseguenze. È un atto di arroganza politica e militare ke dice tutto: a loro dell’opinione pubblica mondiale nn interessa nulla.
I racconti dei membri della Global Sumud Flotilla, tra cui giornalisti e volontari di varie nazioni, sono precisi: trascinamenti, botte, minacce, privazione d’acqua, celle sporche e infestate, condizioni disumane. Israele nega, come nega sempre. Ma troppe testimonianze coincidono, troppe voci raccontano la stessa storia xché si possa liquidare tutto con un “nn è vero”.
Ora, andiamo al punto legale, perché qui nn si tratta solo di indignazione morale ma di diritto internazionale violato. Le Convenzioni di Ginevra sottoscritte anche da Israele sono chiare: chiunque venga catturato o detenuto, civile o combattente ke sia, deve essere trattato con umanità e rispetto. Vietate torture, umiliazioni, punizioni corporali, privazioni d’acqua o di cibo, isolamento arbitrario, e qualunque atto degradante. È scritto, nero su bianco, nel diritto umanitario internazionale.
Poi c’è la Convenzione ONU contro la tortura, ke impone agli Stati di prevenire e punire ogni forma di trattamento inumano o degradante. Nessuno può essere detenuto in condizioni ke attentino alla sua salute fisica o mentale. E questo vale ancora di più quando si parla di prigionieri politici, giornalisti, o attivisti, cioè persone ke nn hanno preso le armi ma la parola.
Le accuse contro Israele, se confermate, configurerebbero una violazione grave delle norme internazionali e dei diritti umani fondamentali. In casi simili, la responsabilità nn è solo di ki colpisce con le mani, ma anche di ki comanda, di ki permette, di ki ordina o di ki chiude gli occhi. E tutto questo nn può passare sotto silenzio solo xché si parla di Israele.
Lo Stato ebraico da sempre si mostra inflessibile con ki osa mettere in dubbio l’Olocausto. E fa bene. L’Olocausto è un orrore ke nn si discute, si ricorda. Ma qui viene l’amaro: quel popolo ke ha conosciuto la persecuzione, ke ha visto i campi di concentramento e la fame, oggi sta commettendo atrocità ke, x modalità e crudeltà, ricordano proprio ciò ke ha sempre condannato.
Lo so, le parole pesano, ma la verità pesa di più: Israele sta compiendo uno dei più atroci genocidi della storia moderna. E lo fa nel nome della “sicurezza”, della “difesa”, dell’eterna giustificazione ke serve solo a lavarsi la coscienza.
Gli stessi trattati internazionali ke Israele invoca quando si sente vittima, li calpesta quando diventa carnefice.
xché privare un detenuto d’acqua e cure è violare la Convenzione di Ginevra.
xrché umiliare un civile è violare la Carta delle Nazioni Unite.
Xché impedire ai giornalisti di testimoniare è violare il diritto umanitario.
E farlo contro un’attivista famosa come Greta è un segnale preciso al mondo: “Guardate, possiamo farlo a chiunque”.
Ma questa volta, forse, hanno esagerato.
Xché Greta nn è una sconosciuta, e il mondo la ascolta.
E se hanno avuto il coraggio di colpirla, sapendo ke lei nn avrebbe taciuto, allora vuol dire che ormai si sentono intoccabili.
A tutto questo si aggiunge un dato storico ke nn si può ignorare: Israele ha sempre reagito con durezza a ki negava l’Olocausto, arrivando a condanne penali e isolamento politico di chiunque osasse minimizzare. Eppure oggi, quello stesso Stato, sembra aver dimenticato cosa significa essere vittima di un genocidio.
Xché negare acqua, cibo, cure, rifugio, bombardare ospedali, sterminare bambini e donne, ridurre un’intera popolazione alla fame… tutto questo, oggi, ha un solo nome: genocidio.
Nn si può, però, essere ipocriti. Le atrocità di Hamas esistono, sono vere, crudeli, e nessuno le nega. Gli attacchi, i rapimenti, gli omicidi… sono orrori ke meritano condanna totale. Ma nessuno può usare quelle violenze come giustificazione x sterminarne altre centinaia di migliaia. Nn puoi giustificare un genocidio con un altro.
Una nazione nn può essere giudicata x quattro esaltati, ma neanche protetta se quei quattro siedono al governo o indossano divise.
Io mi schiero. Senza bandiere, senza partiti, senza religioni di mezzo.
Oggi sto con il popolo di Gaza, con le madri ke stringono le foto dei figli, con i bambini ke dormono fra le macerie e tremano a ogni boato, con ki nn ha più acqua né casa, con ki ancora trova la forza di sopravvivere mentre il mondo guarda e fa finta di nn vedere.
E sto con Greta, e in questo momento rappresenta tutti quelli che nn hanno voce.
La abbraccio virtualmente, e mi sento mortificato come uomo per ciò ke le è stato fatto.
Xché ki tocca una persona disarmata, ki usa la forza per zittire una coscienza, è già sconfitto.
Abbiamo sempre detto “mai più”.
E invece eccoci di nuovo qui: a vedere il sangue, la fame, i bambini mutilati, i civili umiliati, e un silenzio generale ke fa più rumore delle bombe.
Ki tace davanti a queste cose, ne diventa complice.
E allora lo dico senza paura: Israele ha perso il diritto morale di definirsi una democrazia.
Xché una democrazia non tortura, nn umilia, nn affama.
Una democrazia nn usa la Shoah come scudo per giustificare nuove atrocità.
Una democrazia, se lo è davvero, nn si comporta da carnefice.
Oggi più ke mai mi sento vicino al popolo di Gaza, alle madri ke piangono i propri figli, e ai bambini che crescono conoscendo solo la paura.
E se esiste ancora un briciolo di coscienza in questo mondo, allora dobbiamo avere il coraggio di dirlo: quello ke sta accadendo nn è difesa. È sterminio.
E contro lo sterminio nn si resta neutrali.
© Mirco@77
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