LETTERA AI CACCIATORI E BRACCONIERI: LO “SPORT” DI TOGLIERE LA VITA A KI LA DÀ

Pubblicato il 11 ottobre 2025 alle ore 08:54

Cari cacciatori, bracconieri e uccellatori,

vi scrivo senza fiocchi. Senza zucchero. Con la stessa crudezza di qste foto.
Nella prima immagine c’è un uomo davanti a un mucchio di corpi: pettirossi, capinere, tordi, tutto mischiato come scarti di macelleria. Non è “bottino”, è spazzatura di vita. È ciò ke succede qndo si usano mezzi non selettivi: pigliano tutto, indiscriminatamente. Niente cavalleria, niente “sport”: solo presa facile.

Poi c’è la rete a maglia fine, la “da nebbia”. Invisibile, stesa tra due rami. L’uccellino arriva in volo, si imbroglia con le remiganti, si capovolge. Resta appeso. Si dimena. Si lacera. A volte muore x shock o x fame, a volte lo “raccogliete” voi. Nn raccontatemi favole: lo vedo in faccia al piccolo ke penzola, lo vedo nella coda sfilacciata, nelle piume incollate ai nodi. Quella rete è dolore preparato a tavolino.

Nelle altre foto sfilate i vostri ferri del mestiere: archetti di legno e filo, cappietti, trappole a scatto in metallo con molle e grilli. Con un rametto e un cappio trasformate un posatoio in una ghigliottina. Lo chiamate “tradizione”. Tradizionale è il pane fatto in casa, nn una morsa ke spezza le zampe ad animali da 10 grammi. Qsta è vigliaccheria in serie, con la faccia di ki sa benissimo cosa sta facendo.

Ora veniamo al punto: la legge. In Europa la Direttiva Uccelli 2009/147/CE vieta espressamente l’uso di mezzi non selettivi come reti, trappole, vischio, lacci. In Italia la Legge 157/1992 è chiarissima: uccellagione vietata, reti vietate, archetti vietati, trappole vietate. Nn solo l’uso: anche la detenzione e l’installazione. Le sanzioni stanno negli articoli 30 e seguenti. E se credete ke basti dire “la rete era vuota”, informatevi: il semplice allestimento è già reato. A ciò si aggiungono gli articoli 544-bis (uccisione di animali) e 544-ter (maltrattamento) del Codice penale: se fate soffrire o ammazzate animali senza necessità, siete penalmente responsabili. La Corte di giustizia UE ha pure cassato i giochetti del “vischio tradizionale”: se un mezzo cattura a caso e provoca sofferenza, nn è selettivo. Fine della fiera.

Vi domando: in quale universo parallelo tutto qsto si chiama sport? Dov’è la lealtà, dov’è la “caccia” se il bersaglio è una creatura minuscola ke voi attendete incastrata, immobilizzata, spesso agonizzante? Io vedo solo una filiera illegale ke svuota i boschi e ingrassa qualche osteria con “spiedini” ke sono crimini nel piatto.

Mi direte: “Ma noi amiamo la natura.” Davvero? Amare la natura significa lasciarle voce. Significa alzarsi all’alba e sentire il canto, nn contare ferri e cappi. Significa difendere i corridoi ecologici, nn tappezzarli di reti invisibili. E nn venitemi a dire “prendiamo solo tordi e merli”: ki usa qsti mezzi lo sa — ci finiscono dentro anche cince, scriccioli, occhiocotti, persino pipistrelli. E spesso muoiono pure qndo “li liberate”, xké con le piume strappate e le articolazioni fuori sede nn si vola più.

Volete parlare di gestione faunistica? Parliamone da adulti. I cinghiali in sovrannumero devastano colture e habitat, schiacciano il sottobosco, spingono fuori specie più piccole. Lì il tema è la gestione selettiva, pianificata, scientifica, con monitoraggi, metodi etici e precisi. Possiamo discuterne, possiamo accettare l’abbattimento selettivo qndo è l’unico strumento rimasto x riequilibrare. Ma ke c’entra con appendere pettirossi a una rete? Niente. Zero. È il contrario: dove c’è scienza e responsabilità, voi portate sadismo e anonimato.

Ed eccoci alla domanda ke nessuno di voi ha il coraggio di guardare in faccia: ke gusto c’è? Cos’è ke vi scatta dentro qndo tenete in mano un esserino di 12 grammi ke ha fatto migliaia di km e adesso pende inerme da un filo? Ke piacere ci trovate a spezzare la vita ke canta? Spiegatecelo, seriamente. Descrivetevi: ke storia è la vostra, quale vuoto state tappando con i ferri e le reti? Perké di qsto si tratta: nn di “caccia”, ma di una dipendenza da dominio. Un vizio brutto, da togliere come si toglie il fumo dalle mani: una volta x tutte.

Io nn vi chiedo scuse. Vi chiedo scelte. O continuate a nascondervi tra i rovi come ladri di canto, o fate l’unica cosa ke può chiamarsi rispetto: mollate tutto. Consegnate reti, archetti, trappole. Fate pulizia dove avete sporcato. Venite nei boschi senza armi e senza cappi, e provate — x una volta — a sentire cosa vuol dire stare dalla parte giusta del cielo.

Perké una cosa dev’essere chiara: qui nn è questione di opinioni. L’uccellagione è reato, è vigliacca, ed è stupida. Svuota i nostri campi, ruba la meraviglia ai nostri figli, e fa di voi la caricatura di ki dite di essere.
Volete davvero “amare la natura”? Allora lasciatela vivere.

Firmato, senza carezze e senza sconti.
© Mirco@77

 

 

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